Intesa Sanpaolo, Bpm e il Banco Popolare hanno perso oltre otto punti percentuali. Pesa anche il taglio dei target price di Jp Morgan

Sul mercato c’è grande attesa per i conti della prossima settimana Proseguono i tagli delle banche d’affari sui principali istituti di credito italiani, che ieri sono andati al tappeto registrando cali compresi tra i 7 e gli 8 punti percentuali. Quello di ieri è stato un altro lunedì nero per le borse europee, tutte in rosso (con l’eccezione di Francoforte) a causa dell’intensificarsi del timore di un default Usa, dopo il mancato accordo sull’innalzamento del tetto del debito, e il crescere delle preoccupazioni per la delicata situazione in Grecia. Così, dopo la boccata d’ossigeno della scorsa settimana, sono tornati i toni cupi sul mercato: Milano è stata la Borsa peggiore, con il Ftse/Mib che ha perso il 2,48%, riportandosi sotto i 19 mila punti, a quota 18.979. Ancora una volta, le più colpite sono state le banche, con molti dei principali istituti di credito finiti anche in asta di volatilità per eccesso di ribasso. A guidare i cali è stata Intesa Sanpaolo, che ha chiuso a 1,6 euro, accusando un tonfo dell’8,33%, seguita a stretto giro da Bpm, che ha ceduto l’8,32% a 1,54 euro, e dal Banco Popolare (-8,07% a 1,42 euro). Male anche Mps, che è scivolata del 7,62%, Ubi Banca, in flessione del 7,41%, e Unicredit, che ha lasciato sul parterre il 7,06% a 1,22 euro. Solo Mediobanca è riuscita ad arginare le perdite a 6,49 euro (-1,37%) in vista di eventuali movimenti nell’azionariato (vedere articolo a pag. 3). Sulla debacle del comparto bancario ha influito negativamente anche la bocciatura di Jp Morgan, che ieri ha preso di mira tutti i principali istituti italiani. In particolare, la banca d’affari americana ha rivisto al ribasso il prezzo obiettivo di Intesa Sanpaolo, portandolo a 2,1 euro dal precedente 3,05 euro, e quello di Unicredit da 2,04 a 1,4 euro. Inoltre ha tagliato il rating di Ubi Banca e di Bpm da neutral a underweight, e quello del Banco Popolare da overweight a underweight, modificando al ribasso anche tutti i prezzi obiettivi. Il target di Ubi Banca è così sceso da 8,20 a 4,10 euro, quello della Bpm da 4,20 a 1,40 euro, mentre quello del Banco Popolare da 5,85 a 1,35. Nonostante le basse valutazioni, sugli istituti in questione c’è una «significativa pressione sugli utili derivante dagli elevati costi del funding, oltre a un deterioramento della qualità del credito per via dei bassi coverage ratio e della maggiore esposizione alle piccole e medie imprese», spiega Jp Morgan, che stima, a fine 2012, un RoNav (rendimento delle attività nette) solo del 6,7% per cento. La bocciatura di Jp Morgan, non è però un caso isolato: la scorsa settimana anche Morgan Stanley, Exane, Nomura, Equita e Deutsche Bank avevano abbassato i target o le raccomandazioni dei principali player italiani, aggiornando i loro prezzi obiettivo o i loro rating alla modificata e più critica situazione economica. Il punto è che rispetto alle altre piazze europee sul listino di Milano il peso del comparto bancario è decisamente maggiore, per cui in giornate come quella di ieri, dove le vendite si concentrano soprattutto sulle banche, l’intero listino viene colpito più duramente rispetto alle altre Borse europee. L’attenzione del mercato, ora, va ai risultati trimetrali (i primi dopo gli stress test) che le banche diffonderanno a partire dalla prossima settimana. Ad aprire le danze sarà Unicredit che il 3 agosto pubblicherà la semestrale, mentre il 5 agosto toccherà a Intesa Sanpaolo dare al mercato il resoconto dell’andamento dei primi sei mesi.